SENZA PAURA
SENZA PAURA

SENZA PAURA

La paura si supera solo affrontandola!
Capita di non trovare il coraggio interiore di affrontarla, allora diventa fondamentale che qualcuno ci spinga con amore ad indagare il nostro mondo interiore.
Il coraggio per il bambino è ancora più difficile destreggiare, ecco allora in suo aiuto gli strumenti della tradizione letteraria.
Nel racconto di sè il bambino ascolta le sue paure e le trasforma magicamente in azione.

Che cos’è la paura? 

La paura è un’emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. La paura è spesso accompagnata da una reazione organica che prepara l’organismo alla situazione d’emergenza disponendolo, anche se in modo non specifico, all’apprestamento delle difese che si traducono solitamente in atteggiamenti di attacco o fuga. 

Sigmund Freud, padre della psicoanalisi distingueva tra: la paura che “richiede un determinato oggetto di cui si ha timore”, dall’angoscia che “indica una certa situazione che può essere definita di attesa del pericolo e di preparazione allo stesso, che può anche essere sconosciuto”, e dallo spavento che “designa invece lo stato di chi si trova di fronte a un pericolo senza esservi preparato, e sottolinea l’elemento della sorpresa” (1920, pag. 198 Freud S., “Al di là del principio di piacere”).

Nel bambino piccolo alcune paure devono essere considerate parte integrante del normale processo evolutivo in quanto hanno, in genere, un carattere transitorio e non interferiscono significativamente con lo sviluppo psicoaffettivo: paura del nero, dei piccoli animali, degli animali che mordono, degli estranei, dei fantasmi o degli orchi.

Le paure dei bambini si differenziano spesso a seconda della fascia di età.

Nella prima infanzia le paure più frequenti sono quelle dell’abbandono, dei temporali, dell’acqua, dell’uomo nero. In seguito in età prescolare e scolare: del buio, della notte, del dottore, degli animali, della scuola, ma anche in alcuni casi della morte e delle malattie.

Diversamente dalla paura, la fobia è un timore irrazionale, ingiustificato di un oggetto o di una situazione, il contatto con i quali determina nel soggetto un’intensa reazione d’angoscia. La fobia si distingue dalla paura perché, a differenza di quest’ultima, non scompare di fronte a una verifica della realtà. Da un punto di vista evolutivo, ciò che si osserva nella persona con organizzazione fobica è un blocco nei confronti del comportamento di esplorazione. La fobia si costituisce quando la paura invade l’Io del bambino ed ostacola le sue capacità adattive ed evolutive.

Nella maggior parte dei casi, verso i 7-8 anni, le fobie si attenuano o scompaiono almeno in apparenza. Sembrerebbe indiscutibile che l’atteggiamento dell’ambiente circostante ricopra un ruolo preponderante nella fissazione o meno di queste condotte. I fattori che sembrano influire negativamente possono riguardare l’assenza emotiva della madre che sollecita nel bambino l’ansia di separazione, mentre l'assenza paterna tende ad agire maggiormente sull’insicurezza.

Altro tratto implicato nelle personalità fobiche è l’iperprotettività della madre associata alla paura di dormire da soli.

Il comportamento iperprotettivo dimostra così di ridurre gli spazi di autonomia e di crescita del bambino, ancorandolo a uno stato di costante insicurezza e dipendenza, fisica ed emotiva, che non permette il distacco dalle figure rassicuranti, ed esaspera l’ansia di separazione.

Maria Cristina Pacella

Psicologa clinica-psicoterapeuta psicodinamica

 

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