MAESTRI
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Manzi trova nella psicomotricità, introdotta in Italia negli anni settanta, una preziosa alleata per le sue molteplici applicazioni, oltre a quella terapeutica con cui era stata inizialmente conosciuta ed introdotta. Ne ammirò le potenzialità educative e preventive, che si potevano esprimere attraverso il movimento, che era un’abilità da sviluppare, come tante altre, poiché costituiva una prerogativa naturale ed una imprescindibile necessità del bambino, il quale esprime questa potenzialità soprattutto nel gioco libero e spontaneo” con cui compie l’esperienza del proprio corpo, impara a conoscerlo, attraverso il movimento e a stabilire delle relazioni con il mondo esterno”. 

“La psicomotricità, precisa Manzi, è dunque vista non come qualcosa che serve per la rieducazione di alcuni settori della personalità del bambino, ma è azione sollecitatrice dello sviluppo totale della persona stessa… parte integrante dell’educazione che tende a dare al bambino i mezzi e gli strumenti per sviluppare al massimo le sue capacità fisiche ed intellettuali, attraverso la conoscenza e il movimento del corpo.” 

 

La prescolarizzazione, pertanto, doveva avere per Manzi la stessa connotazione e funzionalità auspicata anche ai giorni nostri:” La funzione della prescolarizzazione è la socializzazione, l’apprendimento della vita in collettività,…. è attività espressivo-creativa che mira a sviluppare la personalità del bambino, a potenziare le sue abilità e la padronanza del corpo,” intendendo con questa definizione la conoscenza dello schema corporeo,che permette l’orientamento nello spazio reale e in seguito nello spazio grafico, diventando un prerequisito indispensabile per l’apprendimento della scrittura. 

Così come per il disegno, anche per la scrittura Manzi affermava che la scuola deve “sviluppare nel bambino la capacità di creare un prodotto servendosi delle abilità che possiede, senza dover seguire un modello o metodi prescritti da altri…..l’essenza dell’insegnamento consiste nello sviluppare e trasformare un bambino dinamico sempre più consapevole di se stesso e del proprio ambiente.” 

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