FANTASIA
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FANTASIA

“Ci dobbiamo occupare dei bambini e dare loro la possibilità di formarsi una mentalità più elastica, più libera, meno bloccata, capace di decisioni. E direi, anche un metodo per affrontare la realtà, sia come desiderio di comprensione che di espressione. Quindi, a questo scopo, vanno studiati quegli strumenti che passano sotto forma di gioco ma che, in realtà, aiutano l'uomo a liberarsi.”

Bruno Munari

 

Fantasia come movimento di pensiero, capacità di combinare cose solitamente, concettualmente, spazialmente, lontane, capacità di mettere in relazione. Le relazioni possono complicarsi con ulteriori "manomissioni" all'oggetto che possono portare alla creazione di "esseri o cose" suscitanti nuove sensazioni: relazioni tra relazioni.

"Pensare esige qualcosa di più che pensare i concetti e assegnare loro certi compiti. Esige che si svelino relazioni, che si scopra una struttura in se stessa elusiva. L' attività produttiva di immagini serve a dar senso al mondo".

Munari e Rodari, sono due artisti accomunati dalla finalità pedagogica del loro metodo creativo, ossia la ferrea convinzione che rapportarsi ai bambini non significhi tradurre per loro la realtà banalizzandola, sottovalutando le loro potenzialità conoscitive, quanto piuttosto spiegare loro, mediante i mezzi più consoni, concetti anche complessi.

Nel perseguire il loro obiettivo, entrambi procedono con leggerezza, facendo tesoro della possibilità liberatoria offerta dall’invenzione, nella convinzione che la “sospensione”, il non dire tutto, stimoli ulteriormente la fantasia.

Bruno Munari, che nel corso della sua attività rivolta ai bambini ha cercato di comunicare con le immagini, arrivando ad eliminare progressivamente le parti testuali dai suoi libri dedicati all’infanzia (come in Nella nebbia di Milano e neiPrelibri), da questo momento si dirige verso un nuovo sentiero: l’abbandono dell’immagine che può trasformarsi in stereotipo interpretativo; la figura di Cappuccetto Bianco, avvolta in un fitto strato di neve cangiante, è lo stimolo per invitare il lettore a mettere in azione l’immaginazione e la fantasia.

Dopo questa raccolta Munari non realizza più libri illustrati, ma al contrario progetta libri con l’intento di annullare lo stereotipo figurativo, allargando le possibilità di rappresentazione. E’ evidente in Munari il passaggio dalla comunicazione visiva, univoca ed immediatamente comprensibile, alla complessità e all’ampiezza del linguaggio pittorico. Ad esempio, in Disegnare il sole, Munari propone tanti modi diversi per rappresentare il sole, sollecitando chi legge e osserva le sue molteplici realizzazioni grafiche a inventare nuove rappresentazioni dell’oggetto preso in considerazione. Stimola a guardare in modo non superficiale la realtà, ad allargare le proprie conoscenze, per uscire dallo stereotipo e riportare nell’espressione la freschezza dell’osservare e dell’immaginare, in modo che lo stereotipo diventi uno tra tante possibilità di rappresentazione, ma non l’unico.

Munari ripeteva: “ognuno vede ciò che sa”, intendendo che ognuno associa ciò che vede alle proprie conoscenze; allargando le conoscenze, si vede di più e si comprende meglio la realtà, nella convinzione che non esistano verità assolute, ma regole da apprendere e da utilizzare creativamente.

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