MEMORIA DI SE’ E SCRITTURA : UN GESTO PSICOMOTORIO CHE CURA
MEMORIA DI SE’ E SCRITTURA : UN GESTO PSICOMOTORIO CHE CURA

MEMORIA DI SE’ E SCRITTURA : UN GESTO PSICOMOTORIO CHE CURA

Quando scriviamo la nostra storia è come se noi arassimo o vangassimo un terreno, per poi rastrellarlo e ridargli ossigeno e vigore, separandone sassi e detriti dalla terra.

Quali sono i primi ricordi della nostra esistenza?

Sicuramente quelli legati alla sensorialità e alla percezione esperita nell’infanzia, i profumi i giardini, gli orti e i colori dei luoghi familiari.

Luoghi rassicuranti della nostra memoria, un tempio fondamentale dove tutto è sorgente, dove spazi e parole udite sono rimaste dentro di noi.

In questo racconto di noi la scrittura manifesta un rapporto curante, un valore lenitivo. Sorridiamo! Il passato non ci spaventa più, perchè in esso ne accettiamo la condizione umana come qualcosa di risolvibile e possibile.

Anche la perdita e il dolore acquistano un significato e un senso ben diverso quando le esprimiamo con azioni e gesti come la scrittura.

Se non saremo in grado di riinnamorarci della nostra storia personale, la scrittura non avanzerà e non procederà.

E’importante partire dall’infanzia , perchè li ci sono tutte le radici e tutte le risposte se riusciamo a raggiungerle.

Bisogna creare una tensione di carattere filosofico. La tensione che ci pone d’innanzi ai perchè! Ai perchè determinanti che ci fanno riscoprire la nostra religiosità interrogandoci sulla nostra vita e sulla nostra esistenza.

Scritture sgrammaticate sulle memorie da lasciare trovare ai figli per caso e da donare alla comunità per valorizzare le storie personali di ognuno.

Mia cara scrittura…

Mia cara,
nel bel mezzo dell’odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che non importa
quanto duramente il mondo
vada contro di me,
in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore
che mi spinge subito avanti.
(Albert Camus)


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